Ancora una volta nella patria delle maree!
Chiara ci racconta la navigazione didattica in Bretagna di luglio 2024. AIVA CVC ha solcato di nuovo le acque bretoni con un Pogo 36 e due RM 9.70, barche quanto mai adatte a quei luoghi. Non perdetevi il bellissimo video di Andrea in fondo all'articolo!
Il racconto di questa navigazione lungo la costa meridionale della Bretagna inizia di sabato al mercato di Quiberon, un piccolo paese di mare all’estremità dell’omonima penisola che chiude ad ovest il golfo di Morbihan.
Dopo una veloce spesa faccio conoscenza di Lorenzo e Mauro, i due membri dell’equipaggio con cui condividerò questa crociera, del folto gruppo di comaschi del circolo vela... Il quarto membro dell’equipaggio è Teodora, amica e collega che ha coraggiosamente aderito alla navigazione, dopo la bella - e calda - esperienza alle Cicladi di alcuni anni fa.
La sera prima, davanti ad una cena di pesce, avevamo conosciuto Davide, il capobarca, arrivato qui, come noi, in anticipo. Dopo la spesa Lorenzo e Mauro ci accompagnano gentilmente in auto a Port Haliguen, il vicino marina dove è ormeggiata “Petit Monster”, l’RM 9.70 che ci ospiterà e che ci appare subito agile e ben attrezzata. Accogliamo tutti volentieri il desiderio di Davide di uscire in mare e provarla.
Il 9.70, nato per l'altura, è realizzato in compensato marino impregnato in epossidica, e fornisce prestazioni davvero eccellenti. Avere la barca giusta è essenziale in questo mare: l'escursione delle maree è davvero imponente (in alcuni punti arriva a raggiungere i 10 metri!) e le correnti che ne derivano possono raggiungere gli 8 nodi.
Il nostro "mostricino" è monochiglia, mentre l'altro 9.70 della flottiglia con capobarca Gianluca ha il timone a pala singola ed è bichiglia per potersi agevolmente poggiare sul fondo con la marea (ma noi abbiamo un set di vele da paura, tiè!). Completa la flottiglia AIVA un Pogo 36, una barca che si qualifica da sola.
Navighiamo in mare aperto per un paio d’ore, sotto un cielo grigio, verso il paese di La Trinité-sur-Mer, spinti da un vento fresco da NW, all’estremità settentrionale della baia.
La barca sembra rispondere bene. Apprezziamo le indicazioni, essenziali e precise, di Davide, sulla sicurezza in mare (e in particolare in questo mare). La prima giornata si conclude con una cena insieme nel ristorante del marina.
La domenica si parte senza fretta dopo colazione. Poche nuvole e sole, poche anche le miglia, circa quindici, che ci separano dall’isola di Houat, verso SE.
Fari e mede segnalano l’allineamento del canale della Teignouse. Il fondale è basso, ricco di scogli e piccole isole. Il vento rinforza da ovest e andiamo di bolina a vele piene! Passiamo tra
Pranziamo in un’ampia baia a est di Houat. Le isolette intorno sono ricche di belle baie e insenature sabbiose. Da noi sarebbero piene di persone, gavitelli, musica e tuffi, qui invece regnano il silenzio e una pace nordica. Solo i gabbiani sempre affamati si avvicinano alle barche alla ricerca di avanzi di cibo.
L’acqua è azzurra, trasparente come nel nostro Mediterraneo ma appena sale il vento ci mettiamo la cerata anziché spogliarci per un bagno.
Sparse casette bianche dal tetto grigio molto spiovente punteggiano prati verdissimi fin quasi sulla riva del mare.
Lo spazio è ampio, dilatato. Appena le nuvole nascondono il sole, si ammirano tutte le tonalità del grigio e dell’azzurro chiaro.
Ceniamo in barca, dopo una bella navigazione pomeridiana, nel porticciolo di Le Palais a Belle-Île (seguito da un dolcetto acquistato nella boulangerie del paese...)
Arriva il lunedì e sotto un cielo di alte nuvole grigie e un bel vento fresco, ci dirigiamo a nord, di bolina, verso l’Île de Groix, distante circa dieci miglia. Si sta bene in pile e maglietta termica. Con 15 nodi di vento riusciamo a boilnare bene e ci si diverte.
Arriviamo a Port Tudy verso le sei di pomeriggio, in perfetto orario l'aperitivo! Ormeggiamo alla boa.
Vicino, una barca con due famiglie con bambini piccoli che giocano, scalzi, liberi e tranquilli, sulla spiaggetta della barca. Il sole appare finalmente e regala un paio d’ore di splendida luce.
Questo porto accoglie tutti e dà un grande senso di protezione, con le sue mura possenti e altissime (ancor più alte in questo momento di bassa marea) e i fari d’ingresso, tipicamente bretoni, ben visibili.
Sentiamo un “pan pan” e in un attimo vediamo uscire un mezzo di soccorso, che rientra dopo pochi minuti con a rimorchio una piccola barca disalberata (ndr: "pan pan" è la sigla convenzionale che viene utilizzata in situazioni di emergenza senza però una minaccia alla vita delle persone a bordo).
Non distanti dal porto, casette bianche, con piccole finestre velate da tende ricamate e circondate da stupende ortensie coloratissime.
La giornata di martedì inizia con una bella (e graditissima) doccia calda nel marina di Port-Tudy, pulito e accogliente, e prosegue con una veloce spesa in paese, posto su una piccola altura a dieci minuti a piedi dal porto.
Insieme a Daniela, del gruppo dei comaschi ospitato sul Pogo 36 (unica donna in una barca “al maschile”!), acquistiamo pane, e (ancora) dolcetti nell’unica boulangerie del paese dove, dietro il bancone, troneggia un enorme pane nero, lungo più di un metro.
Di fronte, sotto un semplice tendone, c’è un essenziale mercato di prodotti freschi, per il rabbocco della cambusa. Su un banco di legno sono poggiate casse di plastica da cui vivissimi crostacei tentano di scappare, prima di essere agilmente ripresi, pesati e venduti, una vista davvero particolare!
Prima di noi, esce dal porto un ragazzino al timone di una barca di legno. L’adulto che lo accompagna, forse il padre, gli dà indicazioni essenziali e lui, bravo e veloce, in un attimo esce a vela. Decisamente, i bretoni nascono già "sul pezzo"... nessuna sorpresa che la Bretagna sia la patria di competizioni come il Vendée Globe.
Sotto un cielo grigio usciamo anche noi (sotto fiocco!), pronti per una lunga risalita di bolina verso nord, in direzione dell’arcipelago di Glénans, sede della famosa scuola di vela. Davide ci racconta di essere stato istruttore in questa scuola: grazie a questi trascorsi ci fa raggiungere senza alcuna difficoltà l’ormeggio, in mezzo all’arcipelago, verso le cinque di pomeriggio.
Come ieri, il sole arriva a quest’ora e illumina queste isolette basse e le loro spiagge di sabbia bianca e acqua azzurra, che raggiungiamo con il tender per una piccola passeggiata. Sembra quasi di essere in Grecia, con la differenza che qui la temperatura dell’acqua è di circa 19° e permette un bagno solo a due temerari del gruppo dei comaschi della barca di Alessandro.
Il mare lentamente si abbassa e la nostra barca sfiora il fondo sabbioso, niente di sorprendente qui ma fa comunque una certa impressione. Siamo circondati da derive e barche della celebre Scuola di vela di Les Glénans, ed è una vera emozione!
Il mercoledì lasciamo Les Glénans sotto un cielo grigio e ventoso, diretti di bolina verso nord. Fa freddo e piove, ottima prova per l’equipaggiamento e le cerate. Persino Davide, avvezzo a questi mari, sembra quasi infreddolito.
Ancora vento da NW, quindi bordi e ancora bordi. Nel primo pomeriggio arriviamo a Guilvinec e ormeggiamo in fondo al suo riparatissimo fiordo. Questo paesino di pescatori ci appare abbastanza desolato, specialmente sotto questo cielo. Pochissime persone in giro. Un’unica via, rallegrata da splendide fioriere, porta una nota di colore.
La cena in una locanda ospitale, dove troviamo posto quasi tutti, non solo ci sazia ma ci rinfranca l’animo.
Il giorno successivo lasciamo Guilvinec e i suoi enormi pescherecci pronti per uscire in Atlantico e proseguiamo il nostro viaggio di bolina verso nord. Oggi non piove! un vero regalo. A tratti squarci di sole e di luce rendono blu questo oceano e regalano colori più familiari a noi "del Sud".
Nell’avvicinarci alla costa, casette bianche con tetti grigi, spioventi e abbaini che occhieggiano.
Uno spuntino volante ci permette di attendere l’ingresso nel fiordo di Audierne per un pranzo tardivo. Entriamo con l’alta marea, seguendo i segnali rossi e verdi… e - incredibile - il sole!
Ormeggiata la barca, passeggiamo per il paese, molto carino. Lorenzo e Mauro preparano, in dinette stavolta, il consueto aperitivo con le ormai immancabili ostriche.
Nel corso del pomeriggio, il livello del mare scende lentamente e, a sera, per raggiungere la strada dalla barca, dobbiamo quasi arrampicarci sula passerella. Qui il molo è galleggiante, trattenuto da enormi pali conficcati sul fondo che gli permettono di alzarsi ed abbassarsi seguendo l’andamento della marea.
Ultimo giorno! Davide, Alessandro e Gianluca sono pronti per l’ultima giornata di navigazione che prevedere il delicato passaggio della Pointe du Raz, protesa nell’oceano, di fronte all’Île de Sein.
La partenza è sotto il cielo grigio e poca pioggia, con l’alta marea, verso NW, di bolina.
Usciti dal fiordo, si avverte il vento e si vede un paesaggio diverso dalla sabbiosa e bassa baia attraversata ieri.
La costa si alza e compaiono le prime scogliere. Verso il capo l’acqua si increspa e le onde si incrociano. Nella nebbia si vede l’enorme faro di La Vieille e, poco distante, la gialla e nera Tourelle de La Plate. L’Île de Sein è invisibile.
Passiamo il Raz alle 11:10 tenendoci a debita distanza da La Vieille per evitare la formidabile controcorrente della punta. Un pensiero ai tantissimi naufragi del passato mentre arriva il permesso di issare, doppiato il capo, il coloratissimo gennaker arancio, che ci fa planare veloci verso la meta finale, Douarnenez.
L’improvvisa rottura della vela rallenta di poco il nostro arrivo. Attendiamo in baia a Port de Rosemur un’oretta perché la marea ci permetta l’ingresso in porto attraverso la chiusa.
Un gruppetto di ragazzini si sfida in una gara di tuffi dal molo dei traghetti, come da noi, mentre noi stiamo bene in pile, cerata, calze e berretta di lana (geni diversi...).
Dopo l’ormeggio e una bella doccia calda, bella la cena tutti insieme sul porto con le foto di rito!
Iniziamo a salutarci perché le partenze, domani, saranno alla spicciolata. Davide, Alessandro, Teodora ed io condivideremo ancora un giorno di viaggio e ci saluteremo alla Malpensa. Gli amici comaschi invece, guidati dalle ostriche, andranno a Saint-Malo prima di riprendere il lungo viaggio in auto verso l’Italia.
Per me si conclude questa prima esperienza di navigazione in oceano. Arrivederci Bretagna! forse, chissà, già l'anno prossimo...
Il bel video di Andrea Luciani sulla navigazione. Vale la pena guardarlo!
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