La storia ebbe inizio alcuni anni orsono quando Luisa ( la sorella di mia moglie Cinzia) e suo marito Massimo ci ospitarono per un breve soggiorno in Portogallo (dove notoriamente esistono 365 ricette di baccalà) in un grazioso e comodo villino sulle sponde dell’Oceano Atlantico, affittato per il periodo estivo nella regione dell’Algarve.
Durante il soggiorno dedicammo una giornata alla visita della Capitale, Lisbona, dove ci “imbarcammo” su uno dei numerosi tram turistici che percorrono le anguste e ripide vie del centro storico della città di cui gli abitanti vantano orgogliosamente i “sette colli” (che per la verità sarebbero almeno otto) con implicito riferimento alla “città eterna”.
Il fascino della città, oltre che sulle bellezze architettoniche, sopravvissute ai numerosi terremoti del passato e tuttavia ancora numerose, si fonda a mio avviso su di in una luce particolare, “calda” e “vivida” allo stesso tempo, probabile effetto del duplice riverbero del mare e del fiume Tago che la lambisce in prossimità del suo vasto estuario.
Quasi al termine dell’esaltante percorso ci colpì un’insegna : “ O Rey do Bacalhau” che a buon diritto troneggiava sopra l’ingresso di una delle tante botteghe della via.
Discesi dal tram ritornammo sul nostro percorso e ci introducemmo nel “reale” esercizio che in realtà altro non era che un imponente magazzino stracolmo di baccalà essiccati e ben disposti in base alla qualità, alle dimensioni, alla provenienza ed al prezzo, sulle numerose scaffalature collocate lungo le pareti perimetrali del locale.
In breve, essendone ghiotti, ne comprammo una discreta quantità ad un prezzo talmente contenuto che un po’ per giuoco un po’ seriamente si cominciò a valutare l’opportunità di farne un commercio, o quantomeno un paio di viaggi all’anno per assicurarcene una scorta ad uso familiare a costo zero.
Dopo un paio di giorni io e mia moglie tornammo in Italia con un volo di linea affidando ai “nostri” il compito di trasferire la preziosa merce via terra con la loro auto, con la quale avevano percorso comodamente il tragitto di andata da Torino in tre giorni.
Il loro viaggio di ritorno tuttavia, a causa dei persistenti effluvi prodotti dal carico stivato nel bagagliaio, complice la temperatura decisamente superiore alle medie stagionali, subì una imprevedibile accelerazione da record sui tempi di percorrenza (meno di ventiquattro ore no stop) e naturalmente il naufragio sul nascere dell’ambizioso progetto mercantile.
Ciò non ci impedì di cucinare questo piatto semplice ma gustoso, che si può comodamente preparare anche in barca.
Ingredienti per quattro persone:
6-8 etti di baccalà salato, da tenere preventivamente in ammollo in acqua dolce per almeno 48 ore, cambiando l’acqua ogni 8 ore. In alternativa sempre per i più pigri è possibile acquistare del baccalà già “ammollato” che dovrà essere spellato e tagliato a pezzettoni)
Tre-quattro patate
Due cipolle bianche
Tre spicchi d’aglio
alcuni Capperi
Olio sale pepe q.b.
Tagliate a fettine sottili sia le patate che le cipolle. Disponete uno strato di patate sul fondo della teglia leggermente unta, disponetevi sopra i pezzi di baccalà le cipolle e alcuni capperi sgocciolati, ricoprite con un ulteriore strato di patate e i tre spicchi d’aglio (se piace) infilati con degli stuzzicadenti per poter essere facilmente individuati e rimossi una volta assolta la funzione aromatizzante.
Una spolverata di pepe ed un filo d’olio ed il gioco è fatto; è prevista una versione “colorata” con aggiunta di qualche pomodorino pelato.
Infornate per circa 40 minuti controllando il grado di cottura delle patate in superficie.
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