15 uomini e una bottiglia di rum
- Marco Silleni

- 24 set
- Tempo di lettura: 9 min
Due settimane di navigazione pressoché continua, per fare un circuito in senso orario: Lavrion-Rodi (quasi)-Creta-Lavrion

Due Oceanis 51.1 molto recenti, simili ma non identici. Sul nostro, di nome Tsuki, con Peppe Salottolo come capobarca, siamo tutti uomini, 10 alla partenza con il cambio di 5 a Creta (ed ecco il totale di 15...). L'altra barca, Bluescape, era condotta da Giovanni Venturi e il suo supporto è stato prezioso.
Anche i noleggiatori erano diversi e in due porti diversi: Lavrion e Olympic Marina, anche se a poche miglia di distanza. Il tutto ha richiesto un’accurata organizzazione dei transfer in arrivo. Peppe come al solito aveva approntato una complessa tabella dei compiti assegnati, che si è rivelata preziosa per un’equa turnazione e una navigazione serena: dal Capobarca al Navigatore 1 e Navigatore 2, al Crew e alla Comandata, fondamentale per il vitto! Con tanto di tesorieri, contabili, cambusieri, manutentori, fotografi e cronisti. La nostra infatti è una “navigazione didattica”.
Sabato 17 maggio arriviamo alla spicciolata all’Olympic Marina di Lavrion e in 5 decidiamo di andare a cena al discreto ristorante del marina alle 22.30, perché gli altri non vogliono fare tardi, ma quando rientriamo a bordo, devono ancora scolare la pasta!
Domenica 18 infatti sveglia alle 6 per essere fuori alle 7, in rotta verso Milos a Est (il portolano ci tiene a precisare che la Venere non è conservata lì…), indecisi se andare a Kythnos. Tempo bello ma fastidioso mare mosso al giardinetto a dritta. Ci fermiamo un'ora per il pranzo in rada a Ormos Fikiada (“ormos” significa cala in greco) dove l'isolotto di Agios Loukas (S. Luca) è collegato a terra da un sottilissimo istmo di sabbia. Nel pomeriggio arriviamo a Milos, splendido porto, riparatissimo.


Lunedì 19 colazione con yogurt greco, miele e frutta secca. Sulla nostra barca abbiamo cominciato con i vasetti piccoli e in due settimane siamo arrivati a consumarne più di 1 kg al giorno! (ma dicono tutti che fa tanto bene...)
Filmati i delfini in uscita da Milos e provato il timone di rispetto, in realtà un manubrio di ferro ad azione diretta, non demoltiplicato come la ruota del timone, ma con un notevole ritardo e che funziona al contrario di una barra: per andare a dritta, va girato a dritta; da ciò, molte giravolte prima di comprendere come gestirlo.
Niente però a confronto con la prova del tasto MOB (Man Over Board) del navigatore, che serve a identificare con l'accuratezza di qualche decimetro, tramite GPS, la posizione dell'uomo a mare. Il tentativo di ritornare sul punto esatto è praticamente impossibile e ne è riprova il tracciato ottenuto, che somiglia a un fiore con molti petali. Per fortuna nella realtà, quando ci si porta a pochi metri dal punto indicato dal MOB, l'obiettivo dovrebbe essere approcciabile a vista!
All'ora di pranzo, bagno di alcuni membri dell'equipaggio nelle acque gelide di Kleftiko, baietta a Sudovest di Milos con archi di roccia e acque turchesi. Continuiamo il giro di Milos da Sud e, giunti nel canale in vista di Sifnos, decidiamo di accostare a sinistra per passare nel canale tra Milos e Kimolos, quasi completando il giro di Milos e in vista di vecchie miniere. Alle 18 arriviamo nella baia di Antiparos.

Martedì 20 partiamo a mezzanotte in notturna per essere a Santorini alle 6 e vederla con il primo sole. Santorini non solo è stata sede della famosa eruzione minoica del 1600 a.C., che ha probabilmente dato origine al mito di Atlantide, la terra sommersa dal mare, ma è tuttora un vulcano attivo, la cui ultima eruzione risale al 1950. Infatti l'isoletta al centro della caldera è formata da lave aguzze, il che non impedisce a molte barche di essere ormeggiate lì. Attraversiamo la caldera in navigazione, colpiti da tanto spettacolo e senza accorgerci di un terremoto, riportato anche dai giornali in Italia, che per fortuna non ha causato tsunami.

Alle 18 arriviamo ad Astypalea, dove ormeggiamo in uno spazio allargato a fatica da Giovanni con la collaborazione dell'equipaggio della barca accanto; parlano una strana lingua che non riesco a identificare. Gli chiedo da dove vengono e scopro essere di Israele: la barca non solo non mostra bandiera, ma non riporta a poppa né il nome (si chiama Todà, che vuol dire "Grazie") né il porto di immatricolazione. Tutto regolare: le norme internazionali infatti impongono di mostrare bandiera entrando e uscendo da un porto, ma non all'ormeggio, e nulla dicono sull'esporre nome e porto d'immatricolazione. Però, indipendentemente da come la si pensi sulla tragica situazione in atto, non possiamo fare a meno di riflettere come sia triste dover navigare nascondendo la propria identità.


Una bella passeggiata ci fa arrampicare fino agli antichi mulini che si stagliano sulla cresta che unisce le due parti della cittadina, sovrastata dal castello veneziano; ci premiamo con un meritato aperitivo.

Mercoledì 21 partiamo alle 8 per Tilos e presto abbiamo una vera emergenza: fuoco a bordo! Dal pozzetto vedono che il manico della caffettiera prende fuoco mentre è sul fornello, mentre le due persone in quadrato non se ne erano accorte! Il fuoco viene spento usando le pezzette per lavare i piatti, senza tirare fuori la coperta anti-incendio e tanto meno l'estintore. Sui fornelli rimane una bella chiazza di plastica sciolta da grattare via...
Ci fermiamo per il bagno nella splendida baia di Tilos e dopo cena, alle 22 partenza verso Sud per Aghios Nikolaos a Creta: un bordo unico di 100 miglia con arrivo alle 15 di giovedì 22. Ormeggiamo nel marina: finalmente una doccia a terra!
Una passeggiata ci consente di ammirare il bacino interno, accessibile solo ai barchini locali e talmente simile a un lago da avere proprio il nome di Lago Voulismeni. Cena da Tyna, ristorante sulla spiaggia accanto al marina.
Venerdì 23 partenza alle 7. Poco vento, alle 13,30 arriviamo a Dia, isola di fronte a Iraklion nella baia di Panagiàs. Ci trasferiamo poi a Heraklion e ormeggiamo davanti alla fortezza veneziana, incontriamo i 5 nuovi membri dell'equipaggio e prepariamo il cambio, con qualche preoccupazione per una burrasca in arrivo per domenica 25 o lunedì 26. In serata, cena sulla banchina del porto di Iraklion ad equipaggi riuniti: 35 persone, tutte affamate...

Sabato 24 dopo il cambio equipaggio, partiamo e subito la drizza della randa, che ha due vie, si incrocia sulle luci di mezzo albero, costringendoci a procedere col solo fiocco sotto raffiche di oltre 30 nodi da Est. Nel giro di due ore il vento cala e Carmine riesce a liberare la drizza: con il vento in poppa, che aiuta spingendo la drizza in avanti e dando rapidi colpi di frusta, viene prima liberata la cima di dritta e dopo molti altri tentativi, quella di sinistra.
Nel pomeriggio il vento riprende da Ovest a 20-30 nodi, con raffiche superiori. Dopo diversi bordi piatti, con l'aiuto del motore riusciamo infine a raggiungere il porto di Rethymno. L'ormeggio di Tsuki si rivela più difficile del previsto. Dopo una serie di indicazioni sbagliate verso posti barca non disponibili da parte dell' ormeggiatore e dovendo fare evoluzioni in spazi ristretti con vento a 25-30 nodi, purtroppo rimaniamo impigliati prua alla banchina con una trappa tra l'elica, per fortuna in folle, e le pale dei timoni.

Bluescape prova ad aiutarci con il suo tender e due cime lunghe oltre 100 m, ma senza esito. Avevamo appena imbarcato Gianfranco, ottimo sommozzatore, che si immerge e identifica la posizione del blocco. Bravissimo! Interviene persino il comandante del marina che obbliga la barca alla nostra sinistra a cederci una delle 4 (!) trappe cui erano ormeggiati, mentre lo skipper della barca di dritta dopo due ore si convince a filare la sua trappa di 2 m per pochi secondi, al fine di farla scendere sotto i nostri timoni.
Il comandante del porto invia anche due sommozzatori, a suo carico, che controllano lo stato delle trappe e aiutano a ormeggiarci. Rimaniamo quindi ormeggiati di prua e i più aitanti saltano a terra dal pulpito di prua o usano la passerella, mentre per i "diversamente atletici" caliamo il tender. Tutti i locali ci avvertono che la burrasca durerà fino a lunedì.
Notte con vento caldo da Sud a effetto phön. Domenica mattina alle 8, misuriamo raffiche a 35 nodi. Costretti a rimanere in porto, visitiamo la cittadina con il porto veneziano e la chiesa degli agostiniani, poi convertita in moschea e infine in sala da concerti. Ottimo pranzo al ristorante Knossos sul porto veneziano, della signora Maria che parla un buon italiano. Era stato il primo ristorante, fondato dai nonni negli anni '40.

Nel pomeriggio il vento cala, con lievi scrosci di pioggia da nuvole rosa che coprono tutte le barche di sabbia finissima. Non per nulla il mare a Sud di Creta è il Mar Libico! Purtroppo scopriamo che tre cursori per issare la randa sono rotti! Lunedì 26 ci rendiamo conto che a Rethimno è impossibile trovare cursori di ricambio. Allora Peppe con un'auto a noleggio va a Chania (La Canea il nome storico in italiano), dove c'è un fornito negozio di attrezzature nautiche. Però i cursori nuovi sono di 3 mm più stretti rispetto a quanto necessario. Bisogna quindi spostare quelli alti e usare la randa terzarolata di una mano. In serata cominciamo il ritorno, puntando su Monemvasìa in notturna.
Martedì 27 arriviamo a Monemvasìa dopo una notte tranquilla, quasi tutta a motore.

Nel pomeriggio saliamo alla cittadina situata su un'alta isola rocciosa che mi ricorda Tavolara ed è collegata al porto in basso da un istmo su cui corre la strada. Si tratta di un'antica fortezza veneziana, conquistata dai turchi, poi ripresa dai veneziani e riconquistata infine dai turchi, arrampicata sulla montagna e dalle stradine strette e percorribili solo a piedi, molto suggestiva. Una trentina d'anni fa era quasi abbandonata ma sta diventando una località alla moda, pur se con molti edifici diruti.

Dopo un aperitivo e una cena in altura, di fronte a un panorama fantastico e con molti gatti famelici, seconda notturna consecutiva verso Nauplion, dove arriviamo la mattina dopo, mercoledì 28.
Ci trasferiamo quindi a Romvi per un bagno ristoratore, dal quale ci sciacquiamo nel trasferimento a Porto Cheli prendendo un bell'acquazzone. Ormeggiamo in rada nella tranquillissima baia di Porto Cheli per passare la notte. Ulteriore avaria: si rompe il bozzello del fiocco auto-virante e siamo costretti a chiuderlo. In effetti l'auto-virante, che in teoria sembra una bella idea (c'è una rotaia ad arco a prua dell'albero, che consente al fiocco di abbattere secondo il vento, senza dover mollare le scotte dal pozzetto), ha evidenziato più svantaggi che vantaggi. Il fiocco infatti deve avere un taglio stretto ed alto di bugna, in più noi avevamo un carrello che sbatteva. Vuoi mettere con un bel genoa? La cena viene preparata dal capobarca Peppe che ci dà prova delle sue arti culinarie oltre che nautiche!

Giovedì 29 salpiamo alle 7, passiamo nel canale di Spetsai per portarci nello stretto di Dokou, poi ritorniamo alla terraferma con il golfo di Idras e il canale di Spathi costeggiando il Peloponneso. Arriviamo a Poros per un canale poco più largo di un viale; riforniamo la barca di gasolio e i nostri stomaci di gelato all'ora di pranzo, con un agente della capitaneria che ci sollecita a ripartire. Quindi ci fermiamo a fare il bagno all'isoletta Daskalìo in Russian Bay, minuscola ma con tanto di chiesetta.

Proseguiamo per Aigina con un bel tratto di lasco con 14-15 nodi di reale da Sudest, passando per lo stretto di Monis. Non trovando posto, ci trasferiamo ad Angisti dove ci fanno ormeggiare a pacchetto con Bluescape al molo del traghetto, tanto passerà la mattina dopo. Termina così una giornata di navigazione molto intensa dal golfo Argolico al Saronico.
Venerdì 30 partiamo alle 6, ben prima del traghetto, con vento fresco a 20 nodi da Nord, che ci costringe a prendere fino alla terza mano. Sotto capo Sounion ammainiamo definitivamente e rientriamo ai rispettivi porti, facendo la fila fuori con tutte le altre barche a noleggio che rientrano il venerdì pomeriggio.

Complessivamente abbiamo subito varie rotture, comprese le maniglie delle porte che cadevano perché inadatte, come confermato da Nicola che nella vita fa il ferramenta, e più grave dal punto di vista della sicurezza, ben due ombelicali il cui moschettone ha perso il perno: inaffidabili!
In termini nautici, abbiamo percorso con piacere 450 miglia la prima settimana e 350 la seconda, a causa del meteo che ci ha fermato per un giorno e mezzo e che ci ha costretti ad accorciare la risalita verso il Peloponneso. In complesso però una bella esperienza che ci ha consentito di navigare in un mare affascinante, in una stagione ancora senza Meltemi e con equipaggi esperti che, anche tra persone che non si conoscevano, hanno collaborato senza problemi e affrontato le difficoltà con il sorriso.
Grazie a tutti! Visti i bei risultati, Peppe con aria sorniona ci ha accennato un'idea ancora più ambiziosa per l'anno prossimo: stay tuned!





Commenti