Il viaggio di Ulixes
- Gianluca Marcon

- 24 set
- Tempo di lettura: 5 min
Il periplo della penisola per portare a destinazione una barca dal nome leggendario.

Questa estate l’amico e capobarca AIVA Gianluca Marcon ha trasferito la sua barca Ulixes dal Porto Vecchio di Genova a Venezia: ha fatto, letteralmente, il giro della penisola! e se pure non ha incontrato Sirene e Ciclopi (ma qualche incontro inaspettato l’ha comunque fatto!) è stato un viaggio che ha reso onore all’epico nome della barca.
Caro Gianluca, prima di tutto grazie per raccontarci questo lungo trasferimento! Non è sicuramente il primo che fai, ma cosa ha significato farlo con una barca che è tua?
È un’emozione grandissima! Con la propria barca, miglio dopo miglio, nasce una relazione di fiducia: se ne conosce ogni aspetto, ogni cigolio, ogni movimento, ogni pregio e ogni difetto.

Sappiamo che hai scelto una barca vintage, con definite caratteristiche di scafo e assetto. Cosa ce ne puoi dire?
Ho cercato a lungo questa barca, un Grand Soleil 35, perché volevo, nei limiti del mio budget, uno scafo equilibrato e veloce in tutte le andature e che potesse garantirmi sicurezza in ogni condizione. I Grand Soleil sono barche costruite molto bene e la misura di 35 piedi rappresenta per me un buon compromesso fra la possibilità di viverci comodamente e l’opportunità di navigarci in solitario.

Dopo 1500 miglia mi sento pienamente soddisfatto: anche con venti leggeri le medie giornaliere sono state buone e in condizioni dure non ho mai avuto la sensazione che la barca fosse al limite. Pure in solitario le manovre risultano ben gestibili.
Ovviamente, essendo una barca con oltre 40 anni sulle spalle, ha bisogno di qualche cura, ma la struttura è solida e affidabile, costituendo un’ottima base per personalizzarla secondo i miei programmi.
Entriamo nel cuore del viaggio. In quanto tempo si è svolto? È stato impegnativo?

Il viaggio è stato sicuramente impegnativo, almeno in termini di durata, perché ho navigato per più di due mesi e ho percorso oltre 1500 miglia, praticamente mezza traversata atlantica. Un bel test per Ulixes!
Non è stata una corsa contro il tempo, ma un viaggio di scoperta delle coste italiane, lungo una delle rotte più impegnative che si possono percorrere nel Mediterraneo, perché fortemente influenzata da condizioni meteo marine di carattere locale.
Alcuni passaggi sono stati abbastanza complessi, come lo stretto di Messina o il delta del Po e, per quanto riguarda l’Adriatico, è stato necessario pianificare attentamente la navigazione, perché le possibilità di ridosso sono comunque limitate e alcuni porti sono pericolosi da approcciare in certe condizioni meteorologiche.
Hai fatto una pianificazione precisa o ti sei lasciato guidare dal meteo e dal tempo a disposizione?
Ho fatto una pianificazione di massima in modo da poter avere dei punti di approdo predefiniti e poter quindi organizzare equipaggi e ormeggi, ma per il resto ho preferito lasciarmi guidare dal fascino dei luoghi.
La mia prima preoccupazione in ogni caso è stata di evitare per quanto possibile i groppi improvvisi dei temporali che oggi, sulle nostre coste, stanno diventando sempre più frequenti e violenti durante l’estate. Ad esempio, ho preferito partire spesso all’alba per essere ben ridossato nel pomeriggio, quando la probabilità di fenomeni temporaleschi era maggiore.
Sei sempre stato solo?
No. Almeno per metà delle tappe mi hanno affiancato familiari o amici e questo ovviamente ha reso la navigazione più piacevole e sicura. Ma per buona parte del percorso ho scelto di navigare in solitario: è indubbiamente più difficile e più rischioso, tuttavia questo approccio permette di entrare completamente in simbiosi con la barca e mantiene sempre elevata la concentrazione. Poi la navigazione in solitario rende tutto più avventuroso!
Hai avuto momenti di difficoltà?
A parte la fatica, anche mentale, che si accumula in un viaggio così lungo, ricordo due momenti particolarmente impegnativi.
Il primo riguarda una serie di violenti temporali che hanno investito la costa siciliana, mentre ero in rada a Milazzo. Li ho affrontati lasciando l’ancoraggio e portandomi al largo, ma ero solo a bordo e sono durati ore, al termine delle quali ero totalmente esausto e provato nel morale. Confesso di aver sperimentato uno sconforto e una solitudine tali da pensare addirittura di mollare e vendere la barca. Fortunatamente anche i temporali interiori non durano a lungo!

L’altro momento duro è stata un colpo di scirocco a 25 nodi al largo della costa abruzzese con onda sui 2 metri che mi ha tenuto al timone per ore fino all’arrivo ad Ortona, porto completamente esposto a Scirocco e che presentava onde frangenti all’ingresso. È andato tutto bene, ma quello stesso giorno, in quel mare un velista purtroppo è morto per una bomata.
Hai fatto incontri insoliti o inaspettati?
Il mare riserva sempre qualche sorpresa: delfini e tartarughe sono state presenze molto gradite, mentre qualche grosso tronco alla deriva mi ha fatto provare i brividi lungo la schiena. Poi ho approfittato di questo viaggio per rivedere amici e compagni di vela nelle varie località che ho toccato, senza contare le persone sconosciute che mi hanno dato una mano con una cima o semplicemente con qualche parola amica.

Hai letteralmente percorso tutto il perimetro del Paese. Puoi nominare i tre luoghi che più ti hanno colpito e perché?

Fra i luoghi più noti, Napoli è stata una riscoperta piacevolissima, perché ho potuto ormeggiare alla Lega navale di Napoli, che si trova proprio in prossimità del Palazzo Reale e dunque un punto strategico per poter visitare i luoghi più belli della città.
Ma porto nel cuore anche alcune tappe meno conosciute come il bellissimo castello aragonese di Le Castella in Calabria, davanti al quale ho avuto la fortuna di ancorare
oppure il minuscolo porticciolo di Tricase nel Salento, un ridosso ricco di storia, che può ospitare non più di due o tre barche in transito.

Navighi da molto tempo e hai fatto esperienze diverse. C’è però un momento di questo viaggio che, più degli altri, ti rimarrà nel cuore?
Ci sono stati molti momenti emozionanti, ma sicuramente quello che più di altri ricorderò è quando sono arrivato nella laguna veneta. È stato commovente: ho capito di avercela fatta e tutta la tensione e la fatica di settimane di navigazione si è stemperata in qualche lacrima. Ero finalmente nelle acque di casa ed è una sensazione che probabilmente accomuna tutti marinai che stanno molto tempo al largo.
Hai già qualche navigazione in mente con Ulixes?
Nell’immediato, mi preoccuperò di mettere in forma Ulixes e di prepararla per ogni tipo di navigazione.
Non ho programmi particolari, a parte il charter in laguna veneta, ma sto accarezzando l’idea di un viaggio a lungo termine forse anche oltre le colonne d’Ercole, con la prua verso nord, e tu sai quanto sono affascinato dalle navigazioni alle alte latitudini (ndr: Gianluca è stato capobarca AIVA in Olanda, Islanda, Norvegia, Svezia, Danimarca, Scozia); però al momento è prematuro parlarne.
Non ci resta che ringraziarti per questa testimonianza, e augurarti molte navigazioni entusiasmanti con Ulixes: con un nome così, non potrà che regalarti emozioni uniche.






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