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18 agosto 2022

Aggiornamento: 5 giorni fa

"il Mostro"

Giovedì 18 agosto 2022 si è abbattuto sul Mediterraneo centrale ed una parte d'Europa un fronte temporalesco di eccezionale portata.


Questa tempesta risponde alle caratteristiche di un "Derecho". Si tratta di un termine spagnolo che significa "diretto su una direzione". È un raro fenomeno atmosferico che può essere definito tale quando un Sistema Convettivo a Mesoscala (MCS) mantiene venti di almeno 93km/h per almeno 400 chilometri. In questo caso i criteri per definirlo tale sono stati ampiamente rispettati.


Il sistema convettivo che ha colpito l'Italia è nato nella notte tra mercoledì 17 e giovedì 18 agosto in prossimità delle isole Baleari, muovendosi entro la prima mattinata del 18 sulla Corsica, dove ha portato raffiche di vento fino a 220km/h. Nella tarda mattinata di giovedì 18 la tempesta ha raggiunto le coste di Liguria, Toscana ed alto Lazio, con raffiche fino a 150km/h. Ingenti i danni sulla Versilia. Scavallando l'Appennino il fronte temporalesco non ha risparmiato nemmeno il Triveneto ed il versante adriatico, dove tra il pomeriggio e la serata i fenomeni sono stati accompagnati da raffiche fino a 100 km/h, specie nel Veneziano.

In serata sono state colpite dalla tempesta anche la Slovenia, Austria centro-orientale e la Repubblica Ceca meridionale per un totale di oltre 1500 km percorsi.


All'interno di questo enorme fronte temporalesco sono scaturite alcune probabili supercelle, cioè temporali provvisti di rotazione, che hanno portato grandinate di eccezionale portata. La prima è stata una potente cella temporalesca approdata giovedì mattina su Chiavari, Lavagna e Sestri Levante con grandine fino a 7 centimetri, ferendo almeno 22 persone. Nella notte tra giovedì e venerdì probabili supercelle hanno portato grandine fino a 8-10 centimetri su Toscana, Umbria, Romagna e Marche. (fonte: www.meteoradar.it)


Il fronte

In questo video vi è l'evoluzione tra il 17 e il 18 agosto del fronte di maltempo che si è abbattuto su Corsica e Toscana/Liguria, assemblato sulla base delle rilevazioni disponibili sul sito blitzortung.com. Sul pannello di sinistra sono visibili data e ora UTC.



Resoconto dei Capibarca AIVA CVC in navigazione in Corsica

Quando "il Mostro" si è abbattuto sulla Corsica vi erano in zona (per la precisione, nel Golfo di Propriano) gli equipaggi della navigazione estiva AIVA CVC, una flottiglia di tre barche. Tutti (persone e imbarcazioni) ne sono usciti completamente illesi. Questo è il resoconto dei tre Capibarca che hanno dovuto fronteggiare la situazione, con le loro considerazioni tecniche. Nell'immagine qui sotto, di Gianluca Marcon, la mappa con la posizione delle tre barche.


Gianluca Marcon

IL MOSTRO Sbuco dal tambucio con gli occhi ancora socchiusi e mi guardo intorno. Mi viene un colpo! Sul lato nordovest della baia grossi cumuli, sovrastati da nubi a mensola (3), rotolano velocemente, mentre un tuono mi rimbomba in cabina. Le alture circostanti cambiano colore e l’aria è drammaticamente ferma.

Non sono nubi quelle! No, non le ho mai viste così solide, vive, minacciose; quelle sono le fauci rabbiose di un mostro che vuole ingoiare la nostra barchetta. (nell'immagine: una impressionante foto di nubi a mensola, da cui è evidente il motivo del nome di questo tipo di formazione)


LA FUGA Allerto subito l’equipaggio: “Cerata e cintura, dai ragazzi!”. Intanto mi precipito in mutande ad accendere il motore e i dieci secondi che servono alle candelette per scaldarsi, li passo in apnea a decidere il da farsi: salpare e prendere il largo o restare sull’ancora? Il borbottio del Volvo Penta mi fa ripartire il respiro, guardo le barche intorno a me e mi sembrano tutte troppo vicine, tutte troppo precarie. Meglio togliersi dai guai. (nel video: riprese del fronte temporalesco, è particolarmente impressionante la velocità di avvicinamento)


Michele ha il comando del salpancora in mano e mi guarda. “Si va! Salpa!” urlo. Marcia avanti e la barca si mangia un anello dopo l’altro del calumo e quindi chiedo ad Elena, appena emersa dal ventre della barca, di terminare la manovra, mentre io mi tuffo dentro per prepararmi.


Non faccio in tempo a infilare i pantaloni della cerata, che sento urlare: “Gianluuu, non la tengo!!!”. Mi fiondo fuori e prendo il timone, già sono iniziate le prime raffiche, 30-35 nodi, e la barca si intraversa. Salgo di giri e riporto su la prua, mentre Michele imperturbabile continua a recuperare il calumo. Intanto Caterina, come uno scoiattolo, imbroglia con una cima la randa che mostrava di voler sfidare il vento. Sono attimi frenetici e io aspetto con ansia la parolina magica, che finalmente esplode da prua come un urlo liberatorio: “Ancora a bordo!”.


A tutto gas punto il largo, prua ad ovest, finché ancora si vede qualcosa. Una barca inglese sfila a pochi metri e la donna che è in pozzetto ci guarda e ci salutiamo come per augurarci l’un l’altra un po’ di fortuna. Accenno un sorriso, ma sento un groppo sullo stomaco.


A pieni giri ci allontaniamo e guadagniamo acqua preziosa, ma ormai il Mostro è arrivato e comincia a ruggire, inghiottendo la costa.


LA TEMPESTA Il vento soffia sempre più forte e il mare è coperto da banchi di schiuma, la visibilità è di circa una ventina di metri. Stimo che siamo ben oltre i 60 nodi: un vento così forte non l’ho mai visto e Giancarlo, lo saprò dopo, misura una raffica a 89 nodi!!! Quel vento non lo regge nessuno! O forse lo reggi un minuto.


Io sono stordito dagli schizzi di pioggia che mi arrivano in faccia; metto la maschera da sub, almeno per riparare gli occhi. Non si vede più niente e le raffiche attaccano la barca a secco di vele. (nel video: Gianluca al timone, ripreso da un membro dell'equipaggio; purtroppo la spaventosa rapidità dell'evento meteo non ha dato il tempo al nostro capobarca di indossare il giubbotto o l'ombelicale)

Cerco di capire dove sono, ma siamo circondati da una coltre bianca e assordante e l’unico ausilio è il plotter in pozzetto e la bussola, che indicano la nostra posizione a circa un miglio dalla costa, proprio davanti alla spiaggia di sabbia, sul lato nord del golfo di Valinco.


Cerco di restare fermo lì: quando il vento spinge verso terra, marcia avanti a tutta forza per tener su la prua e prendere l’onda al mascone, quando invece il vento spinge al largo mi lascio scarrocciare a quasi 3 nodi. Alcune raffiche sono però così forti che non c’è niente da fare e la falchetta si tuffa in acqua.


Quando riprendiamo la dimensione verticale, la barca diventa nuovamente manovriera e proviamo ad offrire al vento il lato opposto a dove si trova la presa a mare del nostro diesel, perché ho paura che il motore aspiri aria e si surriscaldi.


L’altra paura che mi assale è che le morchie del serbatoio, sballottate dal rodeo che stiamo facendo, possano entrare nel circuito di alimentazione intasando i filtri. Entrambe le ipotesi, tremende, mi priverebbero del motore, nel qual caso, ragiono tra me e me, non resterebbe che dare fondo all’ancora e attendere di toccare una batimetrica ragionevole, sperando che l’ancora faccia testa e tenga la posizione o almeno rallenti l’avvicinarsi alla terra. In pratica ritornerei alla casella di partenza, avrei solo comprato tempo. Una manovra ardita, ma Caterina, Stefano e Michele sono pronti e lo sanno fare.


L’imperativo è comunque tenere duro, stare a galla e lontano dalle altre barche e dalla costa. Non importa quanti nodi ci sono, quanta onda, quanto si balla, prima o poi questi groppi devono passare, mi dico, e cerco di trovare forza in questa convinzione, ma intanto sono schiacciato dal Mostro che ruggisce e vomita vento e acqua.


Meglio concentrarsi sulle cose semplici, immediate: motore su di giri e guadagnare sopravvento, poi il Mostro ci stende e perdiamo l’acqua guadagnata, ma quando Lui si distrae un attimo ricomincio con il mio compitino e avanti così. Te ne andrai via, maledetto, prima o poi!!


LA FINE E infatti, dopo una quarantina di minuti interminabili, così com’è arrivato, il Mostro se ne va, non voleva noi per fortuna e dalla nebbia riappaiono la costa, le montagne, le altre barche; ci sono ancora 25-30 nodi, ma hanno il sapore della brezzolina delicata, mi accorgo ora che sono mezzo congelato e tremo tutto, ma ritrovo i visi dell’equipaggio e un sollievo, un’euforia si impadroniscono di noi.


Torniamo verso terra e diamo fondo nuovamente. Mi rifugio sottocoperta per scaldarmi un po’ e farmi un caffelatte. Siamo eccitati e felici. Ci scambiamo complimenti e battute, come se noi pidocchietti avessimo vinto, ma sappiamo che siamo stati fortunati perché il Mostro non voleva noi.


Il Mostro ha scelto le sue prede poche miglia più a nord, dove decine di barche sono state sacrificate alla sua furia: lo scopriremo dopo un paio di giorni, quando entreremo in un bel pomeriggio di sole alla Girolata e vedremo decine di barche spiaggiate, disalberate, distrutte. (in questo video sono evidenti gli ingenti danni subìti dalle imbarcazioni)


IL METEO Fino alla sera prima le previsioni indicavano un fronte temporalesco che avrebbe investito il nord della Sardegna con venti oltre i 50 nodi, tant’è che alcune società di charter avevano richiamato indietro tutte le unità che navigavano nell’area delle bocche di Bonifacio. (4) Alcuni modelli meteo invece non segnalavano particolari difficoltà e anche MeteoFrance, la fonte più autorevole, non aveva diramato alcuna allerta.


Solo al mattino del 18 le previsioni indicavano che ormai il Mostro aveva preso di mira la Corsica Occidentale, ma adesso non si parlava di più di 50 nodi e le mappe mostravano chiazze bianche che significavano venti da 80-90 nodi. Insomma il gioco era cambiato, ma non c’era molto da fare, perché di rifugiarsi in porto non se parla in agosto, in Corsica, perché i posti sono prenotati da settimane e in ogni caso una barca a vela non poteva scappare da lì sperando di schivare la linea, visto che il fronte avanzava a 100km/h.

LE STRATEGIE In questi frangenti le scelte a disposizione sono sostanzialmente due: o si lascia immediatamente l’ancoraggio oppure si cerca di resistere all’ancora.


Io ho preferito salpare velocemente e guadagnare il largo, perché il pomeriggio del giorno prima alcune imbarcazioni si erano ancorate davanti alla mia prua e, anche ammesso che la mia ancora non arasse, non potevo accettare di consegnare la sicurezza della mia barca nelle mani di altri. Chi mi assicura che le barche vicine non avrebbero arato o che il loro calumo avrebbe retto? Puoi essere anche il più bravo della baia, ma se ti vengono addosso, rischi che ti strappino lo strallo e l’albero ti cade in testa, come è successo alla Girolata.


Qui infatti decine di barche giacevano distrutte sulla costa perché la loro ancora aveva mollato, molte però erano ancora ancorate o addirittura alla boa, ma disalberate e devastate dalle barche che aravano fuori controllo (su YouTube si vedono immagini agghiaccianti degli “autoscontri” in rada). (nel video: alcune riprese di collisioni tra barche durante la tempesta)


Per quanto mi riguarda dunque, se ci sono barche vicine, si fila via quando le cose si mettono male. D’altra parte, non è detto che la mia ancora avrebbe tenuto: quella non era la mia barca, dove posso sovradimensionare e scegliere la linea di ancoraggio, magari con un’ancora di ultima generazione e catena certificata. Ero su una barca da charter datata con una dotazione standard e la catena non era sicuramente nuova (anzi la catena era giuntata in alcuni punti con delle false maglie in inox che riducevano la tenuta della linea).


Aggiungo che nei nostri ancoraggi, predisponevamo sistematicamente un parabordo legato alla bozza della catena per poter filare per occhio (1) in emergenza, anche perché la frizione del nostro salpancora slittava e avevamo fatto precise esercitazioni con tempo buono, ma in questa occasione ho preferito conservare a bordo l’ancora principale per lasciarmi aperto un piano B, dato che si era capito subito che quello non era un groppo come gli altri.


IL PIANO B È un ragionamento che ho fatto e che voglio condividere perché mi pare ragionevole, ma non ho avuto modo di sperimentarlo, però nel pieno della tempesta mi rassicurava sapere di avere un’ulteriore opzione disponibile.


Se cioè ad un certo punto non fossimo riusciti a contrastare la forza del vento, cominciando a scadere sottovento, l’ultima speranza sarebbe stata quella di dare fondo. In tal caso, l’ancora inizialmente avrebbe arato, ma poi forse avrebbe fatto testa e, nella migliore delle ipotesi, saremmo tornati alla casella di partenza, sopravvento a chi nel frattempo era rimasto alla fonda.


Oppure, nell’ipotesi peggiore, avremmo trascinato la nostra ferraglia sul fondo rallentando comunque il momento in cui saremmo finiti in costa, ma almeno avremmo guadagnato tempo e in queste circostanze resistere 5 minuti in più può fare la differenza, visto che tutto il groppo si è risolto in 30-40 minuti. Per questo motivo dunque non abbiamo filato per occhio il calumo. (1)



Filippo Toro

Erano circa le 07.45 quando mi sono alzato e sono uscito in pozzetto. Lì ho visto due lampi che provenivano dall'entroterra e un turbine di nuvole grigie sul mare che si dirigevano velocemente verso noi.


Avevo dato ancora con 35 metri di catena su un fondale di circa 6 metri. Alla mia dritta e alla mia poppa erano ancorate due imbarcazioni a vela, distanti circa una trentina di metri. Una barca a vela con tender in acqua alla mia prua e Gianluca (Marcon, ndr) sulla diagonale di lato di dritta. Alla mia sinistra, a circa 30 metri, un gavitello di grosse dimensioni. 


Accortomi della situazione, ho subito svegliato l'equipaggio e fatto indossare le cinture di sicurezza, raccomandando loro di rimanere al sicuro sotto coperta e di stare tranquilli. 


Mentre il vento montava, e non avendo più tempo per salpare, ho prontamente filato tutta l’ancora e ho quindi preparato il nodo di bozza sulla catena e parabordo, pronto a filare per occhio (1). Coltello e maniglia della frizione messi in posizione di pronto uso. 


Una volta investiti dalle raffiche, con motore a 1000-1600 ho tenuto la barca al vento in modo da evitare di andare addosso al gavitello sulla mia sinistra e tenendomi a distanza dalla imbarcazione sulla mia dritta. Intanto Gianluca era salpato. 


L'imbarcazione sulla mia prua aveva problemi nel mettere in sicurezza il tender e ad un certo punto, dopo aver resistito alle raffiche per un quarto d'ora circa ma senza motore, ha spedato. (2) Grazie al motore acceso sono riuscito a schivarla senza grossi problemi (la sua catena fortunatamente non mi creato difficoltà). 


Nel frattempo il groppo continuava con pioggia e vento battenti. L’anemometro segnava 50-60 nodi.  L' equipaggio sotto coperta era tranquillo. 


Non ero riuscito a mettermi la cerata ma solo la cintura e pertanto per tutto il tempo del groppo ho preso acqua e freddo senza il dovuto abbigliamento. Quando il groppo è passato sono subito sceso a cambiarmi. Con indumenti caldi e del buon tè mi sono subito ripreso. 


La situazione si è poi calmata lentamente con un sospiro di sollievo da parte di tutti. 



Giancarlo Tunesi

La sera del 17 agosto 2022 ero ancorato davanti alla Plage de la Tinutella (subito a est del porticciolo di Porto Pollo, lato nord del profondo golfo di Propriano) insieme ad altre numerose barche alla fonda. Prima del crepuscolo ho deciso di spostarmi più a est in posizione più defilata visto che l'ottimo fondale di sabbia compatta e di 5- 6 metri di profondità ovunque lo permetteva.


Le previsioni per l'indomani, sia sui principali siti meteo che sul bollettino Meteomar, non annunciavano nulla in quella zona di quanto poi si è verificato.


Verso le ore 7.45 del mattino del 18 agosto, mentre l'equipaggio stava organizzandosi per la colazione, è arrivata molto velocemente quella che sembrava una normale cellula temporalesca ma che poi in pochi minuti è cresciuta sino a raggiungere caratteristiche di tempesta violenta. Vento fortissimo e rafficato, onda con strie longitudinali in direzione del vento stesso.


Mi sono messo al timone così come mi trovavo, mentre alcuni membri del mio equipaggio si vestivano e indossavano i giubbini autogonfiabili ed altri rimanevano sottocoperta. Ho acceso subito il motore.


La direzione del vento mi pareva leggermente obliqua rispetto alla spiaggia e quindi avevo alle mie spalle circa un centinaio di metri di acqua. La visibilità, a causa della pioggia battente e di una coltre di nebbia che era scesa, era quasi nulla e non avendo riferimenti non riuscivo a capire se la barca stava arando o era ferma. Ho quindi fatto filare i restanti 15 metri catena dei 50 totali e successivamente ho tenuto marcia avanti con il motore tra i 1000 e i 1500/1800 giri. La difficoltà era calcolare quanto dare gas per contrastare la forza del vento senza però far avanzare la barca. (ndr: nel video, un Dufour 412 GL che si è trovato più o meno nella situazione che Giancarlo ha dovuto fronteggiare, fonte YouTube)

Durante questi 30 minuti abbondanti di delirio ho visto sfilare a circa una ventina di metri una barca che evidentemente aveva spedato l'ancora e il cui skipper stava cercando di recuperare per andarsene. Successivamente il vento è cominciato a calare e nel giro di una decina di minuti tutto è finito.


RIFLESSIONE (ovvero: cosa mi porto a casa di questa esperienza)

1. Quando sia per un motivo tecnico, per un ragionamento marinaresco ma anche semplicemente perché una parte del tuo cervello non propriamente analitico ma magari la parte più istintiva ti suggerisce di cambiare l'ancoraggio... FALLO. Il mettersi nel nulla lontano dalle altre barche mi ha facilitato molto nell'affrontare l'evento e ha ridotto molto il rischio di collisione con altre barche.


2. In questa situazione non bisogna farsi prendere dall'idea malsana di salpare l'ancora e andare al largo: non conosci bene la barca e quindi non sai quanto il suo motore è in grado di risalire il vento da tempesta. Oltre al rischio di spegnimento che vorrebbe dire spiaggiamento sicuro. Quindi: O SALPI PRIMA O RESISTI. PUNTO.


3. Prevedi di far stare un membro di equipaggio sottocoperta, al caldo e all'asciutto, che controlli costantemente la posizione sul cartografico.


4. Trova il modo di vestirti o farti vestire senza abbandonare il timone, se non sei riuscito a farlo prima: il freddo rende tutto più difficile e la mente meno lucida.


5. È stato molto importante avere guadagnato nei giorni precedenti la totale fiducia dell'equipaggio. In questa situazione tutti hanno mantenuto la calma perché si fidavano delle mie capacità. Questa fiducia si deve costruire prima, in modo da averla a proprio favore quando è indispensabile nei momenti critici.


6. Confesso, a bocce ferme, che nel momento iniziale violentissimo ho pensato che saremmo finiti in spiaggia e mentalmente cercavo di darmi un ordine mentale sulle cose che avrei dovuto fare per l'equipaggio. La morale è quindi... PENSA POSITIVO che il Mostro è meno mostro di quel che sembra.



Altre testimonianze

Questa è una raccolta di altre testimonianze raccolte da Soci e simpatizzanti AIVA CVC oppure pubblicate sui gruppi social dedicati al diporto nautico.


Giampiero Intrieri (estratto dal suo post Facebook)

Che cosa abbiamo visto il 18/08/2022?

Dopo aver consultato il meteo che riportava un fronte temporalesco in arrivo verso le h15 con un intensità importante, ci stavamo preparando per partire tra le h8.15-8.20 dal porto di Girolata verso Ajaccio.


Mentre stavamo preparando Charas2 per questo trasferimento all'improvviso abbiamo iniziato ad udire un fischio assordante e, alzata la testa, sulla dritta della nostra prua, nel golfo di Girolata abbiamo visto un muro alto qualche centinaio di metri che si avvicinava ad una velocità spaventosa e mai vista.


In poche decine di secondi ci siamo ritrovati con 20 poi 35 poi 60 poi 80 fino a 102 nodi. Le barche all'ancora sulla nostra prua e alle boe in Girolata hanno iniziato ad arare, un 72 piedi posto avanti a noi sulla nostra dritta, dopo che ha perso le boe che lo tenevano, è partito sulla nostra dritta travolgendo diverse barche a vela, motore, catamarani.


Dopo pochi minuti la metà delle barche alle boe era libera al proprio destino, la nostre come quelle dei nostri vicini invece hanno tenuto molto bene, fortunatamente.

Abbiamo tutti molti danni alle nostre barche ma siamo rimasti in boa, nonostante avessimo altre 3/4 barche contro di noi che ci spingevano senza alcun tipo di ancoraggio, provocando diversi danni sulla coperta.


Questa esperienza di vita è durata più di un'ora, e quando finalmente il vento ha iniziato a calare, i 30 nodi sembravano bonaccia.



A.C. (velista con 30 anni di esperienza, istruttore FIV, che il 18 agosto era ancorato all’Elba)

Ti assicuro che ciò che è successo il 18 non ha nulla di simile con gli altri eventi. Io in rada ho visto 30-40-50 nodi: questo era molto più potente. La mia fortuna è che ho fatto in tempo ad urlare ad Antonio di dare tutta catena 70 metri. La mia barca in rada di fronte a Marciana Marina è stata l'unica che non ha spedato. Però me la sono fatta addosso.


Era come la fine del mondo. Siamo passati da zero a 60-70 nodi, non abbiamo fatto in tempo a chiudere il tendalino dopo la notte, si è sventrato subito. Io ero ancora in maglietta.


Le previsioni davano 15-20 nodi di vento. Hanno toppato incredibilmente.

Mi fa specie che dopo quello che è successo in Corsica non abbiano dato una allerta meteo all'Elba in Toscana e in Liguria. Un' ora più o meno era passata da un posto all'altro. Dovevano trasmettere un allerta meteo sul 16. (5)


Li hanno definiti fenomeni locali. Sono idiozie. Questo fronte si è innescato ed è arrivato fino in Austria e Slovenia.



Luciano Piazza (post su Velisti in Facebook)

Ho letto i consigli più disparati su come affrontare situazioni analoghe a quella tragica dei giorni scorsi in Corsica. La maggior parte tradisce una misconoscenza assoluta di condizioni di mare veramente dure ed è probabilmente frutto di letteratura che è stata mal compresa o male interpretata. Vediamone alcuni:


LA FUGA No, con 90 nodi non scappi controvento, il motore di una barca a vela non può assolutamente farcela. 50 nodi, in assenza di onda importante, è forse il massimo che si può ipotizzare di affrontare. O qualcuno pensa che i poveretti spiaggiati alla Girolata non abbiano provato ad accendere il motore e scappare? La mia barca con 40 nodi contro e motore su di giri fa un paio di nodi, con 90 va probabilmente in retromarcia (ammesso che si riesca a tenerla con un minimo di assetto).


LA CAPPA No, con 90 nodi non puoi stare alla cappa. La barca si traversa all'onda e viene sdraiata, con o senza un fazzoletto di vela. Una volta con 40 nodi in poppa, a secco di vele facevo 3 nodi.


IL MARE APERTO No, con 90 nodi non stai meglio in mare aperto, perché già a un miglio dalla costa ci sarà un mare tempestoso. Se il vento viene da terra, meglio un ancoraggio ben fatto (senza comunque garanzia assoluta di tenuta), se viene dal mare sei fottuto e basta. Come infatti è purtroppo successo.


LE CIME A POPPA No, le cime a poppa avevano senso con la carena di Moitessier e con l'onda lunga dell'oceano. Servivano a non far traversare la barca nella discesa sull'onda alta dieci metri o più. Con un onda corta e ripida sono solo un inutile impiccio.


L'ANCORA GALLEGGIANTE A PRUA No, per le stesse ragioni delle cime a poppa. Ma soprattutto perché probabilmente sarebbe la prima volta che viene armata, e fare la prima esperienza con 90 nodi non è il caso. Ma chi ci va poi a prua con 90 nodi, seppure legato?


RIFUGIARSI IN PORTO No, con 90 nodi non si ha una governabilità sufficiente per manovrare all'ingresso né, tantomeno, per fare un ormeggio. MA se pure fosse, la possibilità che la morchia, smossa dallo sballottolìo terribile, spenga il motore nel momento peggiore dovrebbe sconsigliare di provare.


RIFUGIARSI IN PORTO PREVENTIVAMENTE A parte che era la settimana di ferragosto e trovare un posto con il maltempo in arrivo era impossibile da giorni, i piccoli porti per il diporto sono veramente una falsa sicurezza, vuoi per le barche stipate una addosso all'altra, vuoi per la risacca importante che c'è in tali condizioni meteo. Le cronache riportano un'infinità di casi di barche affondate in porto durante trombe d'aria e groppi. In altri termini, c'è porto e porto.


SCAPPARE CON IL TENDER Questa è la più assurda che ho letto, non vale neppure la pena di commentarla.


FARSI LE PREVISIONI DA SÈ Per scaricare le carte meteo serve la connessione e a quel punto molto meglio affidarsi a chi lo fa di mestiere, che sia un app o un sito web. Pensare di essere più bravi di un centro previsioni mondiale, dove lavorano fior di meteorologi con supercomputer e terabyte di dati storici è stupido più che arrogante. Ovviamente bisogna avere un minimo di cognizione di quello che si legge.


LEGGERE I LIBRI SU COME AFFRONTARE IL CATTIVO TEMPO A parte che bisognerebbe averli letti prima, generalmente sono scritti da navigatori oceanici e descrivono situazioni completamente diverse dal Mediterraneo. Onda lunga, contro onda corta, migliaia di miglia sottovento contro terra a poche decine di miglia, barche ed equipaggi preparati contro barche ed equipaggi familiari.


Cos'è che sfugge a chi dà consigli di questo genere?

1) Il mare non è mai uguale a se stesso. Una lettura o un'esperienza pregressa sono una traccia, mai un'indicazione assoluta.

2) La vera situazione la sa solo chi sta a bordo, che conosce la barca, l'equipaggio e tutte quelle altre cose che concorrono a determinare una scelta di manovra.

3) In mare non esiste sempre una soluzione a tutto e a volta è solo il fattore K a fare la differenza.


Cosa avrei fatto io? Probabilmente sarei finito a scogli come tutti gli altri, perché, se ho letto bene, alla Girolata le barche che sono rimaste a galla hanno comunque disalberato. (ndr: purtroppo è successo a molte imbarcazioni, vedi uno dei video a commento del resoconto di Gianluca Marcon)


Cosa non avrei fatto io? Non avrei lasciato il tender legato fuori, non avrei lasciato il lazy bag aperto, non avrei lasciato il bimini aperto. Questo perché le previsioni, se pure non di 90 nodi, erano brutte. Io con previsioni di 20 nodi lego il tender in coperta, con di più 30 lo sgonfio e lo metto nel gavone.

90 nodi non assomigliano neppure lontanamente ai 30, 40 o 50 che una volta più o meno hanno visto tutti.

My two cents.


I numeri del dopo


Il comando centrale della Cross Med, l’organizzazione del ministero del mare francese dedicata al soccorso e salvataggio in mare, ha pubblicato un resoconto su quanto accaduto in Corsica il 18 agosto, quando, un groppo improvviso e non previsto con quella intensità (ma comunque previsto dai servizi meteo) ha colpito la Corsica. La zona più colpita è stata la parte settentrionale dell’isola con venti che nei momenti di punta e in alcune zone ristrette hanno raggiungo raffiche sino a 91 nodi (168km/h).


L’organo di sicurezza francese fa sapere che nelle 24 ore a cavallo dell’evento sono stati effettuati 110 soccorsi in mare. La maggior parte di questi a favore di barche danneggiate, spiaggiate o finite a scogli.

Nei soccorsi sono state assistite 500 persone, gli equipaggi delle barche. Sono stati riportati 20 feriti di cui 2 gravi e 6 vittime, di cui in mare un pescatore e un canoista.


La Cross Med ha contato 48 imbarcazioni da diporto incagliate o spiaggiate lungo la costa. La raffica più intensa è stata registrata a Marignana, sulla costa ovest della Corsica e ha toccato i 225km/h.


Nelle operazioni di salvataggio sono stati impiegati tutti i mezzi disponibili della Società Nazionale per il Soccorso in Mare (SNSM). Coinvolti 6 elicotteri, di cui 2 della protezione civile francese, 2 dell’aereonautica militare, 1 della gendarmeria francese e 1 della marina militare francese. Sono stati impiegati tutti i mezzi nautici leggeri dei vigili del fuoco, le piccole imbarcazioni, quelli della gendarmeria e dell’ufficio delle dogane, inoltre è stato chiesto di intervenire a molte unità private.


Le autorità competenti hanno aperto un’indagine per capire se quanto fatto durante l’evento sia stato corretto e stabilire i fatti anche ai fini assicurativi. (fonte: solovela.net)




Note

(1) Come si sa, “filare” indica il far scorrere una cima allentando la presa. Con “filare per occhio” si intende il lasciare completamente scorrere una drizza, una scotta, o il cavo dell'ancora, fino a farlo uscire dal suo alloggiamento. Si tratta sempre di una manovra d'emergenza (o di un grave errore), ad esempio nel caso che si sia rotto lo spinnaker e non sia possibile ammainarlo in altro modo che lasciandolo cadere in mare. Se si rende necessario filare per occhio la catena dell'ancora è consigliabile (se le condizioni lo permettono) legare il suo capo ad una grìppia e un galleggiante, così da riuscire poi a recuperarla.


(2) Con il verbo spedare si indica, letteralmente, l’azione di recuperare l’ancora dal fondo. Tuttavia, nel parlato, indica quasi sempre il disancoraggio involontario, quando l’ancora si disincaglia autonomamente perché l’ancoraggio è stato fatto su un fondo inadeguato o per avverse condizioni meteomarine.


(3) Le shelf cloud, in italiano “nubi a mensola”, sono nubi basse, lunghe e arcuate che si sviluppano in senso orizzontale alla base di un temporale e segnatamente sul lato anteriore, ovvero nel lato avanzante. Questo tipo di nubi si forma davanti al downdraft, cioè la corrente di aria fredda che scende dall’alto verso il basso all’interno del temporale.


(4) Messaggio ricevuto dal charter Boomerang (dal quale AIVA CVC aveva noleggiato una delle tre barche della flottiglia) il 17 agosto alle 13.00: "Allerta Meteo : informiamo, che da giovedì 18 agosto, dalle 17:00 PM, è previsto vento da Nord Ovest 35/40 nodi (8 Beaufort). (6) Rimarrà costante fino a venerdì ore 14:00 PM . Dopo le 14:00 di venerdì ci sarà un aumento dell’intensità fino a 45/50 nodi (8/9 Beaufort), con possibili rovesci temporaleschi. Pertanto, chiediamo il rientro in porto a Portisco entro giovedì primo pomeriggio con il serbatoio del gasolio pieno, in caso contrario verrà applicata una penale di 400,00€. Per le barche che rimangono fuori per più settimane obbligo di sosta in porto, oppure boa con almeno tre quattro cime. Siete pregati di confermare l’avvenuta lettura del messaggio con il nome della barca (esempio: Arianna ok). Grazie per la collaborazione. Staff Boomerang.


(5) Il canale 16 VHF (156.8 MHz) viene utilizzato per effettuare una segnalazione di soccorso o di emergenza in ambito marittimo e non deve essere utilizzato per nessun altro tipo di comunicazione. Il canale 16 è utilizzato per la trasmissione di richieste di soccorso, come mayday, pan-pan, Securité, o altri messaggi urgenti di sicurezza.


(6) Per sapere chi era Beaufort e conoscere la scala da lui elaborata vedi questo articolo del Notiziario di aprile 2021: sir Francis Beaufort, il signore del vento (porto-palma.com)



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