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La rivincita!

...ovvero: la mia seconda crociera nel Golfo Saronico

Per inquadrare correttamente questo resoconto, occorre fare un passo a ritroso. L’antefatto: nel 2021 la crociera estiva dell’AIVA CVC nazionale si è svolta nelle isole del golfo Saronico per toccare poi la costa est del Peloponneso con Monemvasia sino a Nauplia. Io vi ho preso parte per la prima settimana, da Atene a Nauplia. Sfortuna volle che già il secondo giorno, a Poros, a causa di una manovra d’urgenza dovuta ad una serie di inconvenienti (di cui eravamo incolpevoli sia noi dell’equipaggio che tanto meno il capobarca) ho dovuto saltare al volo sul molo.

Purtroppo mi è scivolato un piede, e ho terminato il salto con una pacca rovinosa sulla banchina fratturandomi il bacino. Fine della crociera e avventuroso rientro in Italia, il che mi diede anche la possibilità di saggiare luci ed ombre del sistema sanitario greco.


Ecco quindi quest'anno l’opportunità di rivincita datami dalla crociera del Quadrante Capitolino (perché la precedente incompleta mi era proprio rimasta sul gozzo!). E anche se l'edizione 2023 non ha toccato esattamente tutte le mete della sfortunata (per me) edizione precedente, poco non è stata! Un plauso a Pino Siracusa, indomito organizzatore!

Giorno uno, sabato. Arrivo ed Atene in aereo (in pesante ritardo) nel pomeriggio. Già in aereo incontro altri partecipanti alla navigazione. Metro di Atene ottima, ora la linea blu arriva fin oltre il Pireo, a Dimotiko Theatro, viaggio però lunghissimo, un'ora! Da lì a Zea in taxi. Tempo brutto, pioggia a tratti (in Grecia???!!! forse il cambiamento climatico dopotutto è una realtà...).

Arriviamo in barca: "Sun Odissey 44" nuovissima (2022) e bella, funzionale. Giuseppe "Pino" è il nostro capobarca. Cambusa e check-in già fatti dalle “coppie” (Ivan e Elisa/Pino e Giovanna) arrivate prima di noi. Saluti, convenevoli, sistemazione bagagli. Organizzazione, poi cena in una taverna vicina al marina. Rientro in barca, giro di ouzo, chiacchiere, poi in branda.

Giorno due, domenica. Atene, Zea Marina. Colazione senza burro né marmellata (ah, la cambusa online!...). Briefing fra capibarca per la partenza e la rotta del giorno.

Approfittiamo di un momento che non piove e disormeggiamo, non prima

di aver chiamato l'uomo del charter per un'infiltrazione di acqua dalla base dell'albero.

Rotta per Poros, subito a vela, all'inizio poco vento da NW, poi rinfresca e si va bene a vela di lasco, da 5 poi 6 poi 7 Knt, punta a 8. Io mi faccio un bel pezzo al timone fino ad Egina, dove non ci fermiamo e procediamo diretti fino a Poros. Le altre due barche della flottiglia AIVA partono dopo di noi.


Arriviamo a Poros e ci fermiamo all'ancora alla ruota a Russian Bay. Bella, riposante, quasi lacustre, ma c'è vento di ricaduta fresco, fastidioso. Io non faccio il bagno, altri si. Invece del pranzo due spuntini a base di stuzzichini, insalata di pomodori, formaggio, olive. Riposo in barca, chiacchiere sino alla cena in barca con trofie al pesto e melone. Poi rum, programmi per il giorno successivo, valutazioni meteo: sembra che verso giovedì si avrà vento forte da Nord… poi in branda.

Giorno tre, lunedì. Sveglia con calma, colazione, bagno, acqua ottima, non certo fredda come a maggio quando ero stato in un'altra crociera alle Cicladi occidentali!

Partenza, io al timone, disancoriamo e andiamo a passare il canale di Poros a motore.

Quanti ricordi… rivedo la "mia" banchina di Poros, quella dell’incidente, rivedo Galatas, dove mi hanno portato alla prima infermeria!…


All'imbocco del canale prende un momento il timone Pino per sicurezza, anche perché io mi ero tenuto troppo a sx e non si vedeva bene il canale d'infilata col traffico in uscita. Poi riprendo i timone e proseguiamo per tutto il canale per fare poi rotta per Epidauro.


Aggiriamo dunque Poros e Methana, vento contrario da N e NW. Pranzo in navigazione con fusilli panna e zafferano (chef: Ivan e Elisa). Arriviamo al porticciolo vecchio di Epidauro, molto carino, c'è una bella spiaggia.


Ormeggiamo in banchina di poppa con ancora. Io filo l' ancora. Arrivati quasi in banchina, prima di fissare le cime di poppa, Pino mi dice di recuperare catena d’ancora. Io eseguo, ma non capisco, poi mi spiega il perché: c’è vento al traverso che abbatte la prua, quindi è per riallineare la prua.

Intanto arriva un megayacht di russi che si vuole ormeggiare al posto nostro e vuole che ci spostiamo di lato, ma non avrebbe comunque spazio. Piccolo alterco coi loro marinai, poi arriva il proprietario che parla anche italiano e si calmano le acque. Si ormeggiano di fianco alla banchina all'inglese, ma presto viene un peschereccio, quello è il suo posto e caccia via il megayacht, non senza nostra soddisfazione!

Scesi a terra, prendiamo un taxi ed andiamo al teatro di Epidauro e al sito archeologico. Abbiamo poco più di un'ora prima che il taxi torni a prenderci, un po' poco perché si possa visitare tutto il sito con calma.


Eccezionale il teatro, famoso per la sua acustica inimitabile, e interessante l’area archeologica dove sorgeva l’Asklepieion, il tempio di Asclepio (Esculapio per i Romani), originario di Epidauro, che guariva i malati ivi raccolti nello spazio sacro del sanatorio comparendo loro in sogno. (più informazioni sull'insolito mito di Asclepio in questo link).

Rientro, rinfresco (Nescafé frappè), spesa, a bordo facciamo acqua.

Poi vediamo che il peschereccio di fianco a noi carica del ghiaccio e chiediamo se ha del pesce da vendere, prima ci dicono di no, poi si consultano e vien fuori di sì, che hanno dei tonni e che ne offrono uno di 7 chili (sette chili!!) a trenta euro. Non crediamo alle nostre orecchie! Siamo tentati, chiediamo il parere di Pino: prendetelo al volo! Obbediamo!

Partenza per l’isoletta di Angistri a motore controvento. Una volta a destinazione ormeggiamo in baia a SW dietro l’isolotto Dorousa, nella baia omonima. Diamo cime a terra.

A questo punto abbiamo voluto il tonno, beh, ora tocca pulirlo e prepararlo! Chi sono i fortunati? Ivan ed io! Al lavoro al tramonto sulla spiaggetta della barca, puliamo, prepariamo il tonno, lo evisceriamo e sfilettiamo! Che romantico! Mezzo tonno viene cotto subito da Ivan in padella. Cena con tonno e trofie avanzate. Chiacchiere, rum, presto in branda.

Giorno quattro, martedì. Sveglia presto. Io sono di corvée con Maurizio. Faccio subito un bel bagnetto, poi prepariamo la colazione. Rassettiamo e puliamo e Maurizio prepara l’altro mezzo tonno e lo mette in forno. Momento di panico temendo sia saltato l'impianto elettrico per colpa della pompe di scarico del bagno. Per fortuna allarme rientrato. Partenza.

Ivan al timone, aggiriamo l'isolotto Dorousa e facciamo rotta a motore per Hydra. No vento.

A ora di pranzo ci fermiamo in una baia a Nord di Poros: Barbaria, bellissima. Bagno, pranzo squisito con tonno al forno e vino rosso. Ripartenza il pomeriggio a motore, poco prima della punta Est di Poros si alzano le vele con vento da Est e raggiungiamo gli isolotti Spahti sulla punta Est dell'Argolide e ci passiamo in mezzo al centro dove il fondale lo permette. Bella veleggiata!

Al timone Elisa poi dopo Spathi, Stefania, andatura di bolina (vento da SE). Direzione Mandraki, ove arriviamo previo passaggio a Hydra paese, il cui porto, come immaginato, è strapieno con barche fino in seconda fila. Stefania entra cautamente a motore, ispezione, poi dietrofront e andiamo ad ormeggiarci a Mandraki, baia abbastanza affollata, con cime a terra. Qui le cime le portiamo Maurizio ed io. Pino utilizza un metodo che non conoscevo, i due nuotatori vanno a terra con le cime appoggiate su una zatterina fatta con i parabordi. Stefania al timone, poi Pino. Una volta legate da noi le cime agli scogli con doppi mezzi colli, Pino va a dare ancora e viene indietro a prendere le cime che noi nuotatori riportiamo in barca. Io ero abituato a fare prima l’ancoraggio, poi in retro si andava il più vicino possibile al punto desiderato e solo allora i nuotatori si tuffavano con le cime già tenute, filabili, in barca. Vero è che con questo metodo può esser difficile tener la barca in posizione se c’è vento al traverso.


Una volta sistemati mettiamo in mare il gommone e decidiamo di andare a Hydra. Pino, Giovanna e Carla vanno in gommone, io, Elena, Maurizio e Stefania andiamo a piedi. Maurizio resta in barca. Bella camminata serale su sentiero lungomare fino a Hydra paese.

Giretto in zona porto e ci incontriamo con gli altri per l'aperitivo. Rientro già di notte, piacevole, non fa freddo. Arriviamo a Mandraki alle base di una chiesetta alta sul mare, da cui eravamo partiti e alla cui base Pino ci viene a prendere col gommone. Cena già preparata da Maurizio con petti di pollo in pentola insaporiti, insalata di tipo greco e pomodori arrosto. Poi Mastika. Io lavo i piatti come a pranzo. Fine delle corvée.

Relax all'aperto al fresco, poi in branda.


Giorno cinque, mercoledì. Sveglia prestino, colazione. Giovanna e Stefania desiderano andare a Hydra per shopping. Ivan e Maurizio le accompagnano in gommone. Intanto noi ci avviamo, il disormeggio lo faccio io e andiamo a motore a pencolare davanti a Hydra. C'è ormeggiata una magnifica goletta di legno. Poi si alza vento da N-NE, alziamo solo il fiocco e facciano bordi davanti a Hydra, io al timone cerco di stare concentrato per ottimizzare la bolina.

Ci dirigiamo al lasco a Hydra, io lascio il timone.

Davanti a Hydra Pino aspetta a motore mentre Ivan e Maurizio vanno a riprendere la signore in gommone.

Poi partenza per Dokos, a vela al lasco. Al timone Ivan, poi Elena.

Sotto Dokos il vento cala, quindi motore per entrare nella grande baia di Skindos. Qui ormeggio alla ruota, bagno e nuotata sino a terra alla spiaggetta. Poi pranzo con cous-cous e caponata. Riposino. Si decide di rimanere qui per la notte. Pomeriggio tranquillo, pennica, di nuovo bagno, poi Pino decide di dare le cime a terra. Manovra difficoltosa. Va Maurizio con le cime, ma restiamo con la barca lontani da terra, dobbiamo unire quattro cime! Inoltre la manovra si complica nel dare ancora: diamo tutta la catena, infine quando ci avviciniamo si riesce in qualche modo a fissare le due cime, poi recuperiamo catena a stufo.

Restiamo comunque distanti da terra (la cima gialla galleggiante non è bastata da un lato, c'è voluta l'aggiunta di un'altra cima). Poi riposo, bagno. Cena con spaghetti al tonno rimasto. Non si riesce a far aprire la Retzina!

Giorno sei, giovedì. Si è deciso di andare ad Egina, isola che deve il nome alla ninfa figlia del fiume Asopo e di cui si invaghisce Zeus - che novità - e da cui avrà come figlio Eaco, poi re dell’isola, giusto per scatenare le ire di Era che infesterà l’isola con una terribile pestilenza che ne sterminerà pressoché tutti gli abitanti. L’ isola verrà poi ripopolata dagli “uomini formica” i Mirmidoni (vedi: Il mare degli Dei - Giulio Guidorizzi, Silvia Romani).

Sveglia, bagno, colazione. Partenza dopo aver issato il gommone.

Vento da N-NE, si va a vela bene, anche veloci. Dopo un po' vado io al timone e facciamo bordi piacevoli.

Direzione di nuovo sulle isole sulla punta Est dell'Argolide, isole Spathi e Skylli dove c'è il passaggio fra le due. Noi ci ancoriamo fra la punta dell'Argolide e Spath, posto magnifico. Qui bagno, pranzo e finalmente Retzina! Relax. Nel pomeriggio ripartiti per Agia Marina, lato Est di Egina, per lo più a motore, niente vento. Arriviamo e Agia Marina dove c'è un porticciolo con una banchina non segnata sul portolano né sul Navionics. Proviamo a vedere se c'è posto. Andrea lo trova, noi facciamo un tentativo in un tratto che però si rivela troppo stretto per la nostra barca e allora andiamo a ormeggiare sempre di poppa con ancora in un tratto perpendicolare della banchina dove il fondale è al limite, ma ci riusciamo.


Qui io faccio il bagno, fa un bel caldo però c'è molta risacca, si balla molto. Si va a terra il tempo necessario per scaricare la “monnezza” e per fare alcune compere. Poi disormeggio e andiamo ad ancorare in rada verso Nord. Qui facciamo cena con pasta, avanzo di caponata e caprese, previo bagno. Chiacchiere, io e Ivan sgombriamo, poi in branda. La notte verso le 1:30 mi sveglio per il caldo e vado a dormire fuori dove si sta benissimo.


Giorno sette, venerdì. Sveglia col sole alle 7:30 e subito bagno, poi colazione. C'è l'idea di andare a vedere il tempio dedicato ad Afaia, divinità locale e particolarmente ben conservato, e da cui si dovrebbe godere di un bel panorama sul Golfo Saronico. Alcuni delle altre due barche vanno: noi indecisi, io andrei, gli altri traccheggiano, poi preferiscono andare a cercare una baia più bella per fare il bagno. Si parte allora ipotizzando di andare a Salamina in baia Gyala.


Si va subito a vela, vento poco, da Nord. Alcuni bordi a 2-3 knt. Poi Andrea

ci fa sapere che si ferma su scoglio Nisidha, subito Nord di Hydra, vicino alla

costa, per cui decidiamo anche noi di andare li, anche perché arrivare a Salamina a vela sono più di 3 ore. Arriviamo a Nisidha ed é un posto molto bello, acqua turchese, chiara, fondo sabbioso, bassofondo (~3 m), tipo piscina. Diamo ancora qui. Bagno.

Pranzo con insalata di tonno e mousse di tonno e capperi. Poi essendo

l'anniversario di matrimonio di Ivan ed Elisa, loro offrono il vino e un

dolce acquistato ieri a Agia Marina. Festeggiamenti. Poi

siesta, fino alle 15:30 e malinconica partenza a motore per Atene. Ci si organizza per la cena e per il trasbordo in aeroporto domani. Per la cena si sceglie, guidati dalla rete, un ristorante di pesce che domina Microlimano. Offerta di dolce e Mastika e ritorno a piedi. Stanchi morti, a letto. Io mi sveglio verso le tre, per il caldo vado a dormire fuori.


Ultimo giorno, sabato. Sveglia prestino, preparativi per la partenza, bagagli, colazione. Si sbarcano i bagagli e purtroppo… saluti. Infatti ognuno ha programmi e orari differenti e così l’equipaggio deve congedarsi… naturalmente fino alla prossima navigazione!

Decidiamo, per passare al mattinata, di visitare il vicino museo archeologico del Pireo, interessante, reperti di varie epoche da necropoli della zona del Pireo, notevole la statua di Apollo.

Arrivati in aeroporto ci salutiamo. Il mio aereo parte in ritardo, nessuna chance di prendere il treno a Roma delle 18:30, ma il ricordo della bella esperienza, la mia epica rivincita sulla iella della volta precedente, mi ripaga di tutto!



Chi era Asclepio? La sua è una storia dolorosa, insolita per un dio greco; per questo si mostra pietoso con gli esseri umani, perché anche lui come loro conosceva la sofferenza. Il suo mito racconta che un giorno Apollo si innamorò della bellissima Coronide figlia del re Flegias e la rese incinta di un bambino. Ma Coronide non si accontentò, e decise di sposarsi con un mortale chiamato Ischi.

Asclepio, copia romana del II sec. d.C. di originale greco del IV sec. a.C. (Museo del Louvre)

A portare la notizia al dio fu un corvo pettegolo. Apollo, adirato con lo spione e di malumore per la notizia ricevuta, maledisse il corvo e lo rese nero: prima infatti i corvi erano bianchi. Coronide (il nome in greco significa, peraltro, “cornacchia”) non sfuggì all’ira del dio: Apollo la uccise ma non dimenticò suo figlio. Mentre il corpo di Coronide bruciava sopra il rogo, Apollo sottrasse il bambino alle fiamme e lo affidò al saggio centauro Chirone, educatore di eroi.


Da Chirone, Asclepio imparò i segreti di tutte le erbe e ogni arte medica. Quando fu cresciuto, divenne un medico prodigioso, capace di guarire tutte le malattie; a questo punto, inorgoglito, iniziò a resuscitare i morti. Era troppo: aveva violato una legge della natura e per questo Zeus lo fulminò.


Tuttavia, Asclepio non rimase nell’Ade: quella folgore divina lo aveva deificato. Così si trasferì a Epidauro e ricominciò a guarire i malati, questa volta in forma invisibile, mostrandosi loro in sogno. Altri dicevano che Zeus lo avesse trasferito tra le stelle, trasformandolo nella costellazione del Serpentario. Cani e serpenti erano infatti i suoi animali sacri: a Epidauro giravano tranquilli nel santuario e nessuno li molestava. (da “In viaggio con gli dei”, Giulio Guidorizzi, Silvia Romani).


È da notare che il cosiddetto "bastone di Asclepio", con un serpente avvoltolato intorno, è ancora oggi il simbolo internazionale del soccorso medico. Secondo il mito il bastone di Asclepio aveva infatti poteri terapeutici ed era capace di guarire ogni tipo di malattia. Il serpente rappresenta il potere guaritivo del dio, simboleggiato dalla muta del rettile che richiama un'eterna rinascita.

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