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Vela latina, la Regina del “Mare Nostrum”

Aggiornamento: 24 giu 2023

Uno stage a Salerno con questo antico, affascinante armo

Ringraziamo: La Lega Navale Italiana sez. Salerno, il vice Presidente Giuseppe Gallo, il Comandante Raffaele Esposito, lo skipper Nicola Gargano ed il Maestro d’Ascia Giovanni Cammarano che hanno reso possibile questa magnifica esperienza e ci hanno supportati con entusiasmo e con le loro impareggiabili competenze marinaresche.


L’Associazione Allievi CVC ha nella sua missione la cultura della tradizione marinaresca e niente più della vela latina ne esprime al meglio il più autentico spirito: questo armo affonda le sue radici nella storia più antica del Mediterraneo, che i Romani battezzarono “Mare Nostrum” dopo averne completamente conquistato le coste e acquisito il controllo del traffico marittimo.


Il nostro mare fino a mille anni fa era solcato solo da navi a remi o al massimo a vela quadra. Poi, verso la fine del IX secolo d.C., alcune popolazioni rivierasche delle coste orientali del Mediterraneo introdussero un tipo di vela che i Cinesi già utilizzavano duemila anni prima di Cristo.

Si trattava di una vela triangolare (da cui il nome “latina”, corruzione del termine corretto “alla trina”) che, a differenza della vela quadra, era in grado di risalire il vento. Certo, con un angolo modesto rispetto alle prestazioni delle moderne vele da regata, ma pur sempre rivoluzionario in confronto al nulla (o quasi) della precedente vela quadra. Tanto rivoluzionario che la vela latina visse felicemente come mezzo di trasporto, di lavoro (ed anche di guerra!) fino alla seconda metà del secolo scorso.


Barche spartane, senza verricelli, senza bozzelli ed attrezzature in acciaio inox, barche dove l’arte marinaresca era una necessità che doveva esprimersi al massimo grado, per poter rispettare la forza degli elementi e giovarsene senza esserne travolti. Barche in cui nasceva e si coltivava l’amore per il mare.

Oggi, dopo decenni di silenzio in cui il progresso della tecnica aveva relegato le vele latine, sta rinascendo l’interesse non solo filologico ma anche e soprattutto sportivo e diportistico per questa gloriosa tradizione mediterranea. Un interesse che coinvolge gli amanti del mare ma anche la bravura di Maestri d’Ascia in grado di riportare a nuova vita barche che sembravano morte (ma che invece, come belle addormentate, aspettavano nel silenzio la gioia del risveglio).


AIVA CVC ha organizzato uno stage nella bellissima cornice del porto di Salerno per iniziare i neofiti a questo antico armo e per dare a chi già lo conosce la possibilità di praticarlo.

Nei giorni 2-3-4 giugno, ospiti della locale sezione della Lega Navale Italiana a quattro nostri soci oltre al sottoscritto, in veste di coordinatore e capobarca, è stata offerta la opportunità di approfondire la conoscenza di questo tipo di armamento potendo navigare su di un gozzo di circa 30 “palmi” (misura tradizionale tutt’ora in uso e corrispondente a circa 24 centimetri per palmo) dalla ruota di prua al dritto di poppa, dotato altresì di un bompresso (in gergo “spigone” di una ulteriore decina di palmi) alla cui estremità anteriore viene murata la vela di prua (generalmente un fiocco di taglio grasso denominato “polaccone”).



La vela principale “maestra” (anch’essa triangolare) armata su di una antenna che tradizionalmente misura dal punto di mura detto anche “carro” al punto di “penna” una lunghezza pari alla lunghezza dello scafo (nel nostro caso 30 palmi) viene issata con specifica manovra, denominata “amante”, passante per una puleggia in testa d’albero e dotata di un paranco di alleggerimento, per lo più a due vie, con bozzelli rigorosamente in legno e tutte le cime in uso in tessile a cime ritorte o trefoli.


Raggiunto il punto di “sospendita” ottimale l’antenna viene resa solidale all’albero mediante il tiro su di un altro paranco che termina con una sorta di cappio o “trozza”.


A corredo dell’antenna (al fine di consentirne la giusta angolazione sul piano verticale) si usano due manovre correnti: una a prua (carro di prua) che mantiene in basso la parte anteriore dell’antenna (il carro) ed una che facendo via attraverso un bozzello in testa d’albero arriva in prossimità della penna della maestra ("baranzina") svolgendo la funzione di una sorta di amantiglio.


L’antenna dispone ovviamente di manovre correnti che ne consentano l’orientamento anche sul piano orizzontale per ottenere il giusto angolo di incidenza del vento sulla maestra in funzione delle andature (“orza a prua” che si identifica con il già citato carro e “orza a poppa”).


Questo breve e incompleto elenco di termini e manovre per lo più inconsuete ai “moderni” naviganti lascia intendere la necessità di un approfondimento in primis “lessicale” al quale ci siamo dedicati i primo giorno in una breve sessione teorica “dal vivo” ovvero disarmando e riarmando integralmente prima di salpare con l’imbarcazione affidataci, che per inciso si chiama: Bisnonno “S. Andrea”.

In questa operazione siamo stati magistralmente guidati dal Comandante Raffaele e dall’istruttore Nicola (della locale sezione LNI).

In conclusione della superba attività didattica, l’ultima mattinata, prima dell’ultima navigazione, peraltro impreziosita da un eccellente manovra di accosto a vela in banchina per lo sbarco anticipato di uno dei membri dell’equipaggio, si era svolta una magistrale lezione sulle tecniche costruttive navali in generale e tradizionali in particolare da parte del Maestro d’Ascia Giovanni il quale successivamente si è anche imbarcato fornendo ulteriori preziosissimi consigli relativi alle manovre.

I nostri soci: Marco, Davide, Andrea ed Alessandro hanno seguito con umiltà, passione ed interesse le indicazioni dei nostri mentori, dimostrando allo stesso tempo una pronta padronanza delle manovre in virtù delle loro specifiche competenze “caprerine” talché le tre giornate di navigazione (peraltro graziate da condizioni meteo-climatiche favorevoli) si sono presto trasformate in altrettante navigazioni di tipo amichevole e fraterno.

Abbiamo manovrato navigando davanti alla suggestiva costa del Golfo di Salerno in vista non solo del bellissimo Capoluogo ma nella prospettiva delle ultime propaggini della penisola sorrentina in vista del ridente paese di Vietri e di Cetara.


Questo clima rilassato, fraterno e solidale è stato favorito dalla cordialità dei nostri ospiti che hanno immediatamente instaurato un rapporto informale ed amichevole.

I nostri ospiti ci hanno infine ripetutamente rinnovato l’invito a partecipare a iniziative nautiche nel loro territorio tra cui in particolare l’imminente regata a vela latina a Pisciotta (sulle coste del limitrofo Cilento) che avrà luogo a settembre.


A presto amici! e buon vento.



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